Nel mese di settembre 2024 sono state introdotte ulteriori limitazioni riguardo l’uso degli pfas che tuttavia non sono ancora del tutto risolutive:
L’Unione Europea ha infatti introdotto limitazioni sull’uso dell’acido undecafluoroesanoico (PFHxA), un composto appartenente alla famiglia dei PFAS, noti per la loro persistenza ambientale e resistenza alla degradazione.
Le nuove restrizioni proibiscono l’uso del PFHxA in vari prodotti di largo consumo, tra cui imballaggi alimentari (ad esempio, scatole per pizza), tessuti tecnici, spray impermeabilizzanti e cosmetici, nonché in schiume antincendio utilizzate per addestramenti. Queste misure fanno parte del regolamento REACH, progettato per ridurre l’impatto ambientale e tutelare la salute umana.
La decisione di limitare il PFHxA e altre sostanze correlate deriva dal fatto che queste sono spesso utilizzate come sostituti di PFAS già vietati, come il PFOA, ma presentano ancora rischi inaccettabili.
Tuttavia, l’UE ha scelto di escludere alcuni settori dall’applicazione delle restrizioni, come quello dei semiconduttori e delle batterie per l’idrogeno, dove non esistono ancora alternative sicure e dove i costi socioeconomici di un divieto sarebbero troppo elevati.
Questa decisione, pur essendo un passo avanti, solleva interrogativi sulla sua portata limitata rispetto alla proposta originaria che mirava a vietare un numero molto più ampio di sostanze PFAS.
L’UE ha deciso di concentrarsi solo su quelle applicazioni in cui sono disponibili alternative sostenibili e dove i costi di transizione sono gestibili. Questa scelta ha generato un compromesso tra la protezione ambientale e la necessità di mantenere l’innovazione tecnologica, soprattutto in settori strategici come l’elettronica e le energie rinnovabili.
Il rischio con una limitazione parziale è che, sebbene si riducano le emissioni di PFHxA, altre sostanze PFAS possano continuare a essere utilizzate in modo non regolamentato, con potenziali impatti negativi a lungo termine. La questione rimane aperta, con possibili ulteriori restrizioni future che potrebbero coprire l’intero gruppo dei PFAS, come già proposto da alcuni governi europei.